Un libro da Cavaglià.
Cioè, si intende bene lo stile. Quello dell’avere un testo di riferimento su cui riflettere. Per chi conosce Gianfranco Cavaglià è facile vedere nelle frasi quasi in Times New Roman ad altezza 16 il centro del discorso, il testo di riferimento, e invece nelle brevi o lunghe frasi ad altezza 8 i brevi o lunghi commenti scritti a fianco, o su fogli leggeri, o su fogli di recupero, o su altro.
È come un progetto in fase di discussione, nel momento successivo a quello iniziale. Dove c’è l’idea, importante, scaturita da riflessione, da un processo saldo, già ricca ma ancora sconosciuta, e insieme alcune note a lato, lasciando un po’ di spazio bianco per non togliere il peso necessario, così.
È come un breviario. Non si può leggere tutto insieme perché a ogni pagina sarebbe necessario fermarsi e pensare. Fermarsi e provare a progettare qualunque cosa, anche semplice.
8.3.07
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento