14.9.06

IL PROGETTO DALL'INTERNO 2



Quello di cui mi occuperò in queste pagine va considerato come un approccio al problema progettuale maturato nel corso della mia formazione e che prende le mosse da alcuni principi che ritengo debbano essere fondanti per l’Architettura. Essi sono il frutto dei dialoghi e delle discussioni avute in questi anni con i docenti e, soprattutto, con gli studenti di Architettura. Per questo motivo credo che si possano inserire nel dibattito architettonico attuale con forza, non per demolirlo ma per ampliarlo e, forse, giustificarlo:

1. l’uomo al centro. È necessario che l’architettura si adatti all’uomo e non l’uomo all’architettura: essa deve infatti essere lo strumento per il benessere dell’uomo, non la sua negazione. Questo è un principio più volte ricercato nella storia dell’architettura (e della casa) ma troppo spesso abbandonato. Solo in alcuni casi (encomiabili) l’architetto pare esservi riuscito, come, ad esempio, Arne Jacobsen nel progetto di Bellehøj, a Copenhagen (even though Jacobsen was described in the press as “the Danish Corbusier”, Jacobsen frequently surpassed Bauhaus architecture in care and elegance (1));
2. arte e architettura vanno distinte. l’architettura non è arte perché l’arte viene percepita ed esperita ma resta fuori dalla vita quotidiana dell’uomo mentre l’architettura viene vissuta, percepita ed esperita quotidianamente. Inoltre se l’arte può essere il gesto personale di un artista l’architettura non può che essere invece la risposta alle esigenze concrete dei suoi molti utenti, dunque se nell’arte il centro può essere l’arte stessa o l’artista che la produce nell’architettura il centro è l’utenza. “La casa deve piacere a tutti. A differenza dell’opera d’arte, che non ha bisogno di piacere a nessuno. L’opera d’arte è una faccenda privata dell’artista. La casa no. L’opera d’arte viene messa al mondo senza che ce ne sia bisogno. L’opera d’arte non è responsabile verso nessuno, la casa verso tutti. L’opera d’arte vuole strappare gli uomini dai loro comodi. La casa è al servizio della comodità.(2) Un concetto simile è descritto anche da Karsten Harries, di cui dirò più avanti;
3. “co-progettazione”. Per poter rispondere alle esigenze degli utenti l’architetto deve conoscerli. È dunque necessario creare un rapporto diretto tra archi-tetto e utenza e progettare insieme. l’architetto si pone come intermediario e guida tra il progetto e l’utenza (the best way to understand the users is to be interested in, talk to, and like all sorts of people in all sorts of situations in all ones life as well as to discuss with tem wherever possibile in the specific planning situation )(3);
4. oikologhia. L’architettura non può essere una causa di inquinamento così grande da compromettere il futuro di chi verrà dopo di noi. Si pone qui un problema etico altissimo: la responsabilità dell’architettura nei confronti dell’ambiente. La progettazione deve quindi seguire vie alternative, soprattutto rispetto ai materiali, alle scelte costruttive, all’esecuzione, in un processo che comprenda tutti gli attori;
5. alta qualità dell’abitare per tutti. l’obiettivo dell’architettura deve essere quello di fornire un’alta qualità dell’abitare, e questo significa, prima di tutto, qualità dell’abitare uguale per tutti gli utenti possibili, compresi i disabili, i bambini, gli anziani, i malati. Altrimenti si produce un’architettura marginalizzante;
6. le esigenze. La qualità dell’abitare si identifica nel concetto di risposta alle esigenze di comfort, di abitabilità, di benessere fisico e psichico (4) ;
7. a new way of life. Non è necessario un nuovo stile o una nuova architettura, è necessario un nuovo modo di vivere l’architettura(5). Per questo è indispensabile cambiare il rapporto tra utente e architetto e formare una società che riconosca l’importanza della relazione con lo spazio in cui vive e sappia avere con esso un rapporto molto più diretto e consapevole .

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1 Jørgen Sestoft, cit. in THAU, C., TØJNER P.E., Arne Jacobsen, København: Arkitektens Forlag, 1999.
2 Adolf Loos, cit. in CORNOLDI, A., Architettura dei luoghi domestici, Milano: JacaBook, 1994.
3 Ralph Erskine, Architecture…, cit.
4 i tre concetti sono spiegati a pagina 11.
5 cfr. RYBCZYNSKI, W., Home, A short History of an Idea, New York: Penguin, 1986; HALL, E.T., La dimensione nascosta, Milano: Bompiani 1969; l’opera di Bernard Rudofsky, in BOCCO, A., Bernard Rudofsy, A Humane Designer, NewYork-Wien: Springer, Architectural Press, 2003.

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