quanto in largo riusciamo a guardare? fino a dove arriva il nostro pensiero?
5.4.07
io vorrei che ogni uomo fosse una vela. navigamus et nos vobiscum (tert.).
2 commenti:
Anonimo
ha detto...
eccomi qua, nel giovedì santo più triste della mia vita. è dura, sai, essere una vela? non è solo poesia. non è solo cieli azzurri e libertà dell'oceano o volo di gabbiani. non è solo la carezza dello spirito che ti gonfia e ti dà vita. ci sono ore in cui lo spirito è un vento così violento che ti squarcia, ed è la fine. una vela squarciata non serve più, e i rappezzi sono ancora più dannosi (non si cuce un pezzo di tela ecc...). ci sono ore in cui lo spirito ti tende così tanto che ti fa male, è come quando hai mal di pancia e non riesci a svuotarti. ci sono ore in cui dici: ammainatemi, non ce la faccio più; ma il tragico è che non si può. perché il comandante è insipiente, o troppo furbo. e ci sono altre ore, invece, in cui l'aria è così stagnante che essere una vela non serve a niente. e non è sempre e solo colpa della vela, diamine!, come vogliono farti intendere. essere vele è un rischio. non sai mai che cosa ti capita. soprattutto quando ti fabbricano per essere la vela (non importa se non è quella maestra) di un grande veliero - magari dei pirati, insieme a decine di altre vele tutte concordi nel farsi gonfiare dallo stesso spirito per la stessa direzione e per lo stesso equipaggio, e poi ti usano invece come solitaria (e sola) vela della zattera di un naufrago. che nel frattempo è morto. e tu, più che una vela, ti senti la classica camicia delle vignette sui naufraghi. a volte, più che una vela, vorrei essere un lenzuolo steso al vento e al sole ad asciugare, come quelli che sto vedendo in questo momento dalla mia finestra. hanno un'utilità più quotidiana e intima. ciononostante non smetto di credere al mio essere vela. non smetto di credere che al mio fianco ci sia un'altra vela, di tela giovane. mi lascerò gonfiare per lei, solo per lei. voglio crederci. è l'unica risurrezione che in queste ore mi anima.
eccomi qua, nel giovedì santo più triste della mia vita. è dura, sai, essere una vela? non è solo poesia. non è solo cieli azzurri e libertà dell'oceano o volo di gabbiani. non è solo la carezza dello spirito che ti gonfia e ti dà vita. ci sono ore in cui lo spirito è un vento così violento che ti squarcia, ed è la fine. una vela squarciata non serve più, e i rappezzi sono ancora più dannosi (non si cuce un pezzo di tela ecc...). ci sono ore in cui lo spirito ti tende così tanto che ti fa male, è come quando hai mal di pancia e non riesci a svuotarti. ci sono ore in cui dici: ammainatemi, non ce la faccio più; ma il tragico è che non si può. perché il comandante è insipiente, o troppo furbo. e ci sono altre ore, invece, in cui l'aria è così stagnante che essere una vela non serve a niente. e non è sempre e solo colpa della vela, diamine!, come vogliono farti intendere. essere vele è un rischio. non sai mai che cosa ti capita. soprattutto quando ti fabbricano per essere la vela (non importa se non è quella maestra) di un grande veliero - magari dei pirati, insieme a decine di altre vele tutte concordi nel farsi gonfiare dallo stesso spirito per la stessa direzione e per lo stesso equipaggio, e poi ti usano invece come solitaria (e sola) vela della zattera di un naufrago. che nel frattempo è morto. e tu, più che una vela, ti senti la classica camicia delle vignette sui naufraghi. a volte, più che una vela, vorrei essere un lenzuolo steso al vento e al sole ad asciugare, come quelli che sto vedendo in questo momento dalla mia finestra. hanno un'utilità più quotidiana e intima. ciononostante non smetto di credere al mio essere vela. non smetto di credere che al mio fianco ci sia un'altra vela, di tela giovane. mi lascerò gonfiare per lei, solo per lei. voglio crederci. è l'unica risurrezione che in queste ore mi anima.
2 commenti:
eccomi qua, nel giovedì santo più triste della mia vita. è dura, sai, essere una vela? non è solo poesia. non è solo cieli azzurri e libertà dell'oceano o volo di gabbiani. non è solo la carezza dello spirito che ti gonfia e ti dà vita. ci sono ore in cui lo spirito è un vento così violento che ti squarcia, ed è la fine. una vela squarciata non serve più, e i rappezzi sono ancora più dannosi (non si cuce un pezzo di tela ecc...). ci sono ore in cui lo spirito ti tende così tanto che ti fa male, è come quando hai mal di pancia e non riesci a svuotarti. ci sono ore in cui dici: ammainatemi, non ce la faccio più; ma il tragico è che non si può. perché il comandante è insipiente, o troppo furbo. e ci sono altre ore, invece, in cui l'aria è così stagnante che essere una vela non serve a niente. e non è sempre e solo colpa della vela, diamine!, come vogliono farti intendere. essere vele è un rischio. non sai mai che cosa ti capita. soprattutto quando ti fabbricano per essere la vela (non importa se non è quella maestra) di un grande veliero - magari dei pirati, insieme a decine di altre vele tutte concordi nel farsi gonfiare dallo stesso spirito per la stessa direzione e per lo stesso equipaggio, e poi ti usano invece come solitaria (e sola) vela della zattera di un naufrago. che nel frattempo è morto. e tu, più che una vela, ti senti la classica camicia delle vignette sui naufraghi.
a volte, più che una vela, vorrei essere un lenzuolo steso al vento e al sole ad asciugare, come quelli che sto vedendo in questo momento dalla mia finestra. hanno un'utilità più quotidiana e intima.
ciononostante non smetto di credere al mio essere vela. non smetto di credere che al mio fianco ci sia un'altra vela, di tela giovane. mi lascerò gonfiare per lei, solo per lei. voglio crederci. è l'unica risurrezione che in queste ore mi anima.
eccomi qua, nel giovedì santo più triste della mia vita. è dura, sai, essere una vela? non è solo poesia. non è solo cieli azzurri e libertà dell'oceano o volo di gabbiani. non è solo la carezza dello spirito che ti gonfia e ti dà vita. ci sono ore in cui lo spirito è un vento così violento che ti squarcia, ed è la fine. una vela squarciata non serve più, e i rappezzi sono ancora più dannosi (non si cuce un pezzo di tela ecc...). ci sono ore in cui lo spirito ti tende così tanto che ti fa male, è come quando hai mal di pancia e non riesci a svuotarti. ci sono ore in cui dici: ammainatemi, non ce la faccio più; ma il tragico è che non si può. perché il comandante è insipiente, o troppo furbo. e ci sono altre ore, invece, in cui l'aria è così stagnante che essere una vela non serve a niente. e non è sempre e solo colpa della vela, diamine!, come vogliono farti intendere. essere vele è un rischio. non sai mai che cosa ti capita. soprattutto quando ti fabbricano per essere la vela (non importa se non è quella maestra) di un grande veliero - magari dei pirati, insieme a decine di altre vele tutte concordi nel farsi gonfiare dallo stesso spirito per la stessa direzione e per lo stesso equipaggio, e poi ti usano invece come solitaria (e sola) vela della zattera di un naufrago. che nel frattempo è morto. e tu, più che una vela, ti senti la classica camicia delle vignette sui naufraghi.
a volte, più che una vela, vorrei essere un lenzuolo steso al vento e al sole ad asciugare, come quelli che sto vedendo in questo momento dalla mia finestra. hanno un'utilità più quotidiana e intima.
ciononostante non smetto di credere al mio essere vela. non smetto di credere che al mio fianco ci sia un'altra vela, di tela giovane. mi lascerò gonfiare per lei, solo per lei. voglio crederci. è l'unica risurrezione che in queste ore mi anima.
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